All’arme legale – parte seconda
Secondo taluni l’alta politica è quella che riesce a meglio realizzare le regole attuative del noto, quanto antico, principio: dividiamo, semper tra noi, e solo tra noi, in porzioni più o meno uguali, la saporita torta (prosaicamente).
Le raffigurazioni della (prosaica) torta, poi, sono tante: nobili e meno nobili. Gli altri? Quelli non contano. Il popolo, si sa, l’hanno detto, è assente. Non c’è. È impegnato a sopravvivere.
È stata, anche, raffigurata, come sistema di pesi e contrappesi, nel parlamento, nel governo, nell’amministrazione della giustizia ed, in genere, della cosa pubblica, nelle sue diverse e molteplici estrinsecazioni, in notevolissimo aumento nella odierna società supertecnologica.
Totem Maximo, oggi.
Concretizzazione di tale raffinato, quanto geniale, sistema (costosissimo perché incide moltissimo sulle casse statali) pescando sempre a caso, è il contrappeso conosciuto come Commissione Vigilanza RAI, per mesi su i giornali e così fatta conoscere al laborioso popolo italiano che difetta ma senza sua colpa, va subito detto, della conoscenza, anche superficiale, pure di tale ganglo, rilevante nella deviata funzione di massificazione del pensiero.
La mortificante (non tale per alcuni importanti pupari politici) pantomima, nemmeno mascherata, ad oggetto la nomina del Presidente, viene recitata, infatti, con estrema e dura indifferenza dell’altrui valutazione (una volta opinione pubblica) perché “l’altrui” è aduso obbedir tacendo.
Vi racconto. State a sentire.
La commissione di vigilanza RAI (voi sapete cos’è) è composta da quaranta consiglieri indicati da ciascuna parte politica. Questa della nomina è una fase delicatissima nellascelta tra gli aspiranti alla seggiola, e ciò, in ciascuna forza politica, e poi, questi scelti – ulteriore fase delicata – nella determinazione della percentuale rappresentativa delle forze. E cosi la composizione rispecchia, sempre, le forze politiche tutte (salvo tradimenti).
L’inciucio duemilaotto.
La commissione è stata insediata dai presidenti delle due camere.
I componenti, però, obbedendo, a discapito del funzionamento, alle direttive dei propri partiti, non raggiungono l’accordo sul nominativo del Presidente (quanti presidenti in giro) che, secondo prassi, dovrebbe essere dell’opposizione.
Si arriva, anche, a barattare un accordo sulla nomina di un componente della Corte Costituzionale. Io cedo qua e tu cedi là.
La vicenda, agghiacciante, è nota. Qualcuno viene meno al tacito accordo per cui la maggioranza che fa? Dopo infinite votazioni a vuoto, nomina presidente un componente appartenente all’opposizione, cioè il napoletano, anche un po’ caprese, Riccardo Villari, in quota (si dice così) al PD, il quale, però, non è quello dal PD indicato e cioè Leoluca Orlando, voluto, fortissimamente voluto, dall’ottimo Di Pietro.
Il PD e l’IDV si sentono fatti fessi perché Villari (medico e senatore oppure senatore e medico), accetta la presidenza e non si dimette subito. Tergiversa. Mena il can per l’aia. La Finocchiaro si sente offesa. Questo Villari non obbedisce subito e così lei si piglia collera – ma proprio collera – e Villari viene espulso dal PD. Eh si, il PD immantinente riunisce la disciplinare la quale lo caccia senza indugio.
Villari, che – previdentemente – si era ricoverato dai radicali, reagisce con il silenzio. Che aplomb!
A questo punto maggioranza ed opposizione si compattano. La maggioranza fa a Villari, questo discorso (più o meno): ascolta Riccardo: l’accordo è stato raggiunto. Abbiamo individuato nel giornalista – ultra ottantenne – Zavoli la persona adatta alla Presidenza.
Tu, per favore, vattene ed in fretta, perché noi abbiamo da fare. Dobbiamo governare.
Villari, invece di menare un solo cane per l’aia, ne mena tre.
I maggiori (sempre di spessore) esponenti del PDL e del PD, (quelli di quest’ultimo sempre più imbronciati) ordinano ai loro uomini di dimettersi. Però li rassicurano, saranno indicati di nuovo.
E così 37, dico 37, su quaranta componenti, si dimettono. I presidenti di Camera e Senato, onorevoli Fini e Schifani intervengono in modo sempre più pesante e che fanno? Sciolgono la commissione non senza rassicurare, ancora, che i dimissionari saranno rinominati nella futura nuova commissione.
Eh, si! La parola è parola. Non dimentichiamo che siamo in ALTA POLITICA.
E Villari? Villari quale presidente, riconvoca – qualcuno dice mestamente ma solido come una roccia – i superstiti due componenti e cosi, la commissione falcidiata, residuale nelle persone di Riccardo Villari, Luciano Sardelli, Marco Beltrandi deliberano (24 gennaio 2009) di ricorrere alla Corte Costituzionale e (forse) anche al TAR…
Un elettricista autodidatta si chiede, e mi chiede: “ma che fine ha fatto il diritto in questa vicenda, proprio qui nella culla del diritto?”
A tale domanda gli dico: dovrebbero, anzi, devono, rispondere i registi, i protagonisti, i coprotagonisti, le comparse, i portaborse e famigli collegati (sono tanti) di questa incredibile Italica vicenda, che tanto offende noi, quelli del gregge, occupando, essi, senza remore e ritegno, un’Istituzione della Repubblica, cosi…….semplicemente.